L’articolo di Repubblica che potrete leggere qui di seguito, mette luce una volta di più come i trend di vendita del vino biologico siano in netta crescita. Una conferma della buona scelta della Cantina di Nizza che, con la barbera vegana e senza solfiti InOrigine, da ben tre anni e oggi con la nuova annata 2017, sta sposando una più sostenibile filosofia di coltivazione e produzione dell’uva e del vino.

Quella del vino biologico in Italia è una storia di successo: 1 italiano su 4 nel 2016 ha avuto almeno un’occasione di consumo – a casa o fuori casa – di vino biologico e la percentuale è in continua crescita (nel 2015 era pari al 21% e, solo nel 2013, il 2%). Ma a crescere non è solo la quota di consumatori: nel 2016 le vendite di vino biologico hanno raggiunto complessivamente 275 milioni di euro, registrando un +34% rispetto al 2015. Il mercato interno (considerando tutti i canali: GDO, canali specializzati in prodotti biologici, enoteche, ristorazione/wine bar, vendita diretta …) vale il 30% del totale (83 milioni di euro, +22% rispetto al 2015). La fetta più grossa del giro d’affari complessivo è realizzata sui mercati internazionali: 192 milioni di euro, con un’impennata del +40% rispetto al 2015 (a fronte di un più tenue +4% dell’export di vino totale) – è quanto emerge dalla ricerca Wine Monitor Nomisma realizzata in occasione del VINO BIO DAY per ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.

L’export di vino biologico italiano pesa per il 3,4% sul totale dell’export di vino dall’Italia, ma il trend è in continua crescita (1,9% nel 2014 e 2,6% nel 2015), grazie anche a una forte propensione all’export delle aziende bio: dall’indagine Wine Monitor Nomisma per ICE-Agenzia, emerge che, presso le aziende italiane intervistate, l’export di vino bio “pesa” per il 70% sul fatturato complessivo (contro una propensione all’export del 52% del comparto del vino italiano nel complesso). Nel 2016 il 79% delle aziende che producono vini biologici ha esportato la qualità e l’eccellenza del vino italiano fuori dai confini nazionali. Per quanto riguarda i principali mercati presidiati, l’Unione Europea rappresenta la principale destinazione (66% a valore) e come per l’agroalimentare, la Germania rappresenta il mercato di riferimento per i vini italiani bio (33% del fatturato estero realizzato nel 2016), seguita dagli Stati Uniti (12%).

Punti di forza e di debolezza delle nostre aziende? Le carte vincenti di chi esporta sono innanzitutto la qualità dei vini bio (il 30% ritiene che questo sia il principale punto di forza), un marchio aziendale apprezzato e l’affidabilità dell’azienda (17%); fondamentali anche le garanzie offerte dalla tracciabilità del prodotto (14%). Le imprese italiane che oggi non esportano non hanno a disposizione gli strumenti per commercializzarli (lo dichiara l’85% delle imprese non export-oriented). Dimensioni ridotte, quindi, – il 27% non possiede adeguate risorse finanziarie per conquistare i mercati esteri, un ulteriore 23% non ha le capacità in termini di volumi – ma anche mancato interesse da parte dell’impresa stessa (8%) o del mercato estero (8%). Tra i principali ostacoli di sistema che contribuiscono a frenare la presenza delle imprese vitivinicole sui mercati esteri vi sono vincoli doganali e tariffari (27%), e la mancanza di un’adeguata capacità di promozione dell’azienda (19%).
Cosa prevedono le aziende per i prossimi anni? Per il prossimo triennio a trainare le vendite italiane all’estero saranno soprattutto i mercati terzi, primo fra tutti quello statunitense (lo pensa il 28% degli operatori); ottime aspettative anche per il mercato UE, su cui si manterrà alto l’interesse. La maggior parte delle imprese sono ottimiste anche per il futuro: 1 su 4 prevede un forte aumento (di oltre il +10%) del proprio fatturato sui mercati esteri nei prossimi 3 anni, un ulteriore 54% prevede comunque una crescita (seppur compresa tra +2% e +10%). Più dei 2 terzi delle aziende scommette sulla crescita dell’export e le imprese rimanenti non prevedono per il futuro variazioni sostanziali del proprio giro d’affari, ma nessuna si attende una diminuzione delle vendite futuro.

VINO BIO ITALIANO ALL’ESTERO: COSA PENSA IL CONSUMATORE?
Il successo del vino biologico oltrepassa quindi i confini nazionali: come ben testimoniano i risultati della Survey Wine Monitor Nomisma realizzata per ICE-Agenzia che analizza le abitudini e i comportamenti di acquisto di due mercati rilevanti per i vini biologici: Germania e Regno Unito. Questi mercati presentano grandi prospettive per il nostro paese essendo innanzitutto perché sono tra i primi importatori di vino italiano (il 22% del vino importato in UK è italiano, il 36% in Germania). In UK, secondo i dati Global Snapshot NIELSEN le vendite di vino bio nella GDO nel 2016 si attestano a 21 milioni di Euro, con uno share di biologico dello 0,4% sul totale dei vini venduti. La crescita sul totale dei vini venduti nell’ultimo anno è significativa e si attesta intorno al +24% a fronte di un lieve decremento del vino in generale, -0,1%. Dall’analisi delle vendite della GDO deriva un altro elemento positivo per il vino bio: in UK un quarto delle bottiglie bio vendute è italiano.

L’interesse per il vino bio è confermato anche dall’opinione e dalle preferenze del consumatore, sia nel Regno unito sia in Germania: la quota di consumatori che negli ultimi 12 mesi ha bevuto almeno una volta un vino biologico è del 12% in Germania e del 9% in UK (dove è molto più alta la quota di chi lo consuma fuori casa: il 34% dei wine user bio rispetto al 18% in Germania). Come per l’Italia, la preferenza sul vino bio ricade soprattutto su rossi e bianchi fermi in entrambi i mercati, seguono in UK il rosso frizzante e in Germania il bianco frizzante. In entrambi i mercati i vini bio vengono acquistati principalmente in Iper e supermercati (38% in UK, 33% in Germania). In UK il consumatore di vino bio spende in media per una bottiglia da 750 ml intorno alle 13 sterline, in Germania 8 euro. Secondo i consumatori (42% in UK e 40% in Germania), i vini bio Made in Italy hanno qualità mediamente superiore rispetto ai vini bio di altri paesi. Qualità che ricorre nuovamente tra gli attributi evocativi: in entrambi i mercati, nel pensare al vino biologico italiano il 19% indica “alta qualità”, mentre un ulteriore 15% individua nell’ autenticità il principale valore. Senza dubbio il vino biologico Made in Italy gode di un’ottima reputazione oltre i confini nazionali, con un potenziale ancora non del tutto valorizzato: l’84% dei consumatori di vino – sia in UK che in Germania – è interessato ad acquistare un vino biologico Made in Italy se lo trovasse presso i ristoranti/negozi abituali.”

(tratto da repubblica.it

http://www.repubblica.it/economia/rapporti/osserva-italia/il-vino/2017/07/18/news/vola_l_export_di_vino_bio-171062360/)