Il lunedì di “Pasquetta”, in Monferrato e nelle Langhe si fanno follie per un pezzo di prato baciato dal sole. Perché è il giorno tanto atteso del “merendino” come si dice da queste parti, quel rito in cui al culmine della giornata, verso mezzogiorno, si aprono i cestini carichi di cibi preparati la sera prima o il mattino stesso e, sulla tovaglia stesa sull’erba ancora bassa, si stappano le bottiglie di vino. È il canto di vittoria sull’inverno e sul freddo che costringevano tutti in casa: finalmente si sta all’aria aperta, a celebrare il sole che ricomincia a scaldare. Tra i piatti preparati, fa da regina la torta verde o “pasqualina monferrina”, una torta fatta con le prime erbe raccolte nei campi o negli orti: spinaci, radicchio verde, cicoria, punte di asparagi selvatici. La ricetta? Passate in padella con olio e aglio, tritate e mescolate con uova e parmigiano, esaltate dal profumo-sapore della maggiorana, le erbe creano un impasto che accoglie ancora del riso cotto al dente prima di finire in forno, impreziosito da qualche ricciolo di burro. Le fette compatte, di un verde splendente, esaltano i grani di riso ormai trasparenti. Così la torta verde fa da regina e pietanze più consistenti – dai salumi ai formaggi, alle cotolette di coniglio impanate – le danzano attorno. E lei, spodestato per un giorno il pane, si accompagna perfettamente a tutti i piatti. L’allegria poi è garantita da un bicchiere di Grignolino, ormai preziosa rarità; magari proprio il Raflè che propone la Cantina di Nizza. Ancora oggi sono in tanti che la Pasquetta la vivono così, con questi sapori antichi sul palato e nel cuore. Da provare almeno una volta.