“Anche le cantine vinicole hanno il loro protocollo di sostenibilità. Un sigillo che certifica gli sforzi fatti per risparmiare energia e risorse e ridurre di conseguenza i costi di gestione. CasaClima Wine è stato creato nel 2010 dall’agenzia altoatesina KlimaHaus, da anni impegnata nella promozione dell’efficienza energetica degli edifici. La prima cantina certificata è stata, a fine 2010, Pfitscher, azienda vitivinicola di Montagna, in provincia di Bolzano. La seconda, proprio in questi giorni, la cantina San Polo, a Montalcino, mentre altre sei stanno lavorando per ottenere il sigillo. CasaClima Wine prevede linee guida applicabili alle cantine in fase di progettazione e di nuova realizzazione, ma anche metodi di analisi e criteri di ottimizzazione per la ristrutturazione di cantine già esistenti. “Una cantina è molto diversa da un edificio residenziale per diversi aspetti: dai consumi energetici quelli idrici, fino alla grande quantità di imballaggi utilizzati. Per questo abbiamo pensato a una certificazione ad hoc, incentrata soprattutto sull’involucro. Ne esistono anche altre, ma si focalizzano sulla gestione del vigneto e della produzione”, spiega Mariadonata Bancher, responsabile di CasaClima Wine. Tutti i criteri di valutazione prevedono standard minimi da raggiungere, in tre grandi aree legate all’impatto ambientale della costruzione, al benessere abitativo e lavorativo e alla qualità ed efficacia del progetto costruttivo e della gestione. L’area Natura raccoglie tutti gli standard direttamente legati al peso ecologico dell’azienda: “Il principale obiettivo è di limitare il fabbisogno energetico per riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Per questo è richiesta almeno una classe CasaClima B di efficienza dell´involucro edilizio per la zona riscaldata (accoglienza, uffici, abitazione etc.). I criteri di efficienza energetica CasaClima sono estesi anche alle zone di produzione, in particolare le zone di maturazione, conservazione e affinamento dei vini, che dovrebbero essere possibilmente interrate per sfruttare al meglio lo scambio termico con il terreno e ridurre conseguentemente i fabbisogni energetici per la climatizzazione. Se i locali e le strutture sono fuori terra o solo parzialmente interrate va invece sempre previsto un adeguato isolamento termico dell´involucro edilizio”, spiegano da KlimaHaus. Agli interventi per la riduzione dei consumi si affianca l’utilizzo di fonti rinnovabili, che devono coprire almeno il 30% del fabbisogno energetico. Alle cantine è lasciata la libertà di scegliere come raggiungere questi obiettivi: “C’è chi propende per il fotovoltaico, chi utilizza gli scarti dell’azienda come biomasse, o chi usa l’energia geotermica”, continua Mariadonata Bancher. Sempre nell’area Natura sono previsti standard per garantire l’uso di materiali costruttivi a basso impatto ambientale e assicurare una gestione efficiente dell’acqua. Grande attenzione è riservata anche allo smaltimento degli scarti, che “vanno considerati ove possibile come sottoprodotti da reimpiegare per nuovi processi”. Le strade, anche qui, possono essere diverse: “Per le vinacce, per esempio, è possibile un riutilizzo in distilleria, o in vigna, per la concimazione”. Inoltre, bottiglie e scatole “dovrebbero essere in materiale riciclato o di provenienza certificata, il più leggeri possibile per limitare il consumo di materie prime e gli impatti ambientali legati al trasporto, facilmente riciclabili o riutilizzabili una volta che il prodotto è stato consumato”. L’area Vita è invece incentrata sul benessere delle persone, con attenzione al comfort acustico e luminoso, alla qualità dell’aria interna e alla protezione dal gas radon, che in certi casi, trattandosi spesso di cantine interrate potrebbe risalire dal sottosuolo. Una parte dell’iter di certificazione è anche dedicato alla trasparenza: “Per ogni fase del processo produttivo è previsto un monitoraggio dei consumi per verificare l`efficacia delle soluzioni di risparmio idrico e energetico adottate. Trasparenza significa anche adottare strategie di comunicazione interna ed esterna che sensibilizzino personale e visitatori all´uso razionale delle risorse”, sottolineano da KlimaHaus. Un percorso lungo, che può durare anche alcuni anni e che prevede una verifica biennale sui sistemi di gestione della struttura: per mantenere la certificazione bisogna infatti rispettare nel tempo tutti gli standard CasaClima. I costi variano in base alle dimensioni della cantina: “Si parte da circa 3.000 euro per le piccole aziende”. Ottenere la certificazione, spiega Klaus Pfitscher, “non è stato certo facile, perché i requisiti richiesti sono davvero tanti e riguardano tutti i livelli della produzione: dalla cantina al prodotto imbottigliato e spedito, tutto deve essere mirato alla qualità e alla compatibilità ambientale. Oggi abbiamo una struttura che è in perfetta armonia, per colori e materiali impiegati, con il paesaggio in cui è immersa. Una casa che, grazie alle vetrate del salone, ci piace definire trasparente”. [Veronica Ulivieri, La Stampa]