“Ci risiamo. Se l’erba del vicino e sempre più verde quella pubblica è sempre più gialla. Perlomeno dove passano con gli irroratori di diserbanti. Il fenomeno è nuovamente sotto gli occhi di tutti. Basta guardare.

Chissà perché mentre tra i produttori di vino di qualità cresce la necessità di preservare i loro vigneti dai veleni chimici a cominciare dai diserbanti e degli erbicidi, sugli stessi territori le amministrazioni pubbliche non si fanno remore nel far irrorare “a morte” cigli di strade e altre aree pubbliche per tener lontane le “erbacce”. Risultato: tristi strisce di erba ingiallita come segnale evidente che qui sono passati gli “Attila” ammazza steli. Spiegano che ci sono ragioni di sicurezza e quindi le irrorazioni si accaniscono attorno ai paracarri. Ma non hanno inventato i decespugliatori e le trince?

Eppure il territorio è lo stesso. Molti privati lentamente e non senza contraddizioni iniziano a capire che la qualità del vigneto e dell’agricoltura in generale sta anche nelle forme di vita che coabitano. Troppe amministrazioni pubbliche non se ne curano e nonostante la spending rewieu trovano più comodo comprare diserbanti.

Un esempio? Percorrete la strada che collega La Morra, Novello, Barolo, Castiglione Falletto. Siamo nel cuore dei territorio del vino che aspira giustamente a diventare patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Un trionfo di filari. Si sta per arrivare al sì definitivo con grandi promesse di tutela ambientale e paesaggistica. Nelle vigne c’è chi semina l’orzo tra i filari per le pacciamature estive, ma ci sono ancora troppe strisce gialle di chi crede che basti uno spray velenoso per “tener pulito” il mondo.” Sergio Miravalle

Tratto da La Stampa del 30 aprile 2014.