“Una buona notizia come quella delle nostre colline inserite nel Patrimonio Unesco non può essere salutata una volta e basta. È talmente buona bella e importante che mi va di ricordarla ancora. Il patrimonio dell’umanità, quindi, si è arricchito dei vigneti delle Langhe e del Monferrato, un segno dei tempi, certo, come il fatto che ciò sia avvenuto a Doha… non siamo abituati a sentir parlare di vigne e di vini dal Quatar. Facendo un passo indietro, i tempi moderni di questo territorio partono dagli Anni 50, quando le giovani popolazioni contadine emigravano verso le fabbriche di Torino, Alba, Genova sfuggendo alla Malora che Fenoglio ci ha raccontato. Umiliati dalla loro origine, che avrebbero nascosto volentieri se solo fossero stati capaci di raccontare una bugia così grande, i Langhetti erano considerati all’ultimo gradino della scala sociale e loro, poveri e modesti, ne prendevano atto e basta.

Poi, negli Anni 70, colpito da improvviso benessere per via dei primi stipendi, il territorio scopre la modernità, una liberazione da quell’ultimo gradino, sì, anche tra le maledette vigne semiabbandonate. E arrivò lui, il geometra rampante, e con lui le case moderne e la sistemazione delle vecchie, gli splendidi cascinali che caratterizzavano il paesaggio, raccontavano a chiunque la vita , l’economia e la storia del territorio. Con il Geometra arrivò l’alluminio a sostituire il legno dei serramenti, le tapparelle di plastica al posto delle gelosie di legno, la marmodurite ai muri esterni al posto della pittura di calce, la graniglia e il gres cementati sopra ai pavimenti di cotto, il marmo di Carrara sostituì gli scalini di pietra. Vinceva il moderno, il pratico, l’eterno senza manutenzioni impegnative. Per chi si faceva la casa l’esposizione scelta era la più bella tra i vigneti di famiglia che tanto non rendevano. Nessun piano regolatore ci protesse da questo scempio e tanto meno da quella architettura anonima e irrispettosa, gli oneri versati ai comuni per l’edilizia erano attraenti e irresistibili per chi aveva responsabilità e problemi nei Municipi. Poi, piano piano, il segno dei tempi divenne il vino, cominciò un’altra nuova era. Per gli abitanti non più la vergogna ma l’orgoglio di essere cittadini di un paradiso del Mondo e di vergogna ne giunse una nuova, quella del disastro edilizio degli anni prima, un patrimonio distrutto e irrecuperabile, vigneti ormai tenuti in ordine come giardini Reali, contaminati da costruzioni di ogni genere. Case contadine violentate irrimediabilmente dalle stesse famiglie che le abitavano e poi… i capannoni, i peggiori e ovunque. Qualcuno cominciò a cercare rimedio, si respirava il crescere di un grande amore per la terra, i luoghi e i loro patrimoni, era finito il buio, cominciarono a splendere le bellezze uniche di una terra magica fino al successo crescente, e poi lavoro, export, prestigio. E adesso patrimonio dell’umanità, un risultato che si aggiunge al resto. È incredibile pensare che la stessa popolazione che ha commesso i più gravi danni a questi luoghi oggi sia giunta a volere e ottenere un risultato cosi importante, è bellissimo!

Adesso ci vorrebbe il coraggio di cancellare le bruttezze che rimangono. Le Langhe e il Monferrato sono patrimonio dell’umanità, un punto di partenza, un segno dei tempi ma anche di amore e di maturità di un popolo che ha lottato dieci anni tra carte, incontri, viaggi e battaglie per questo risultato.”

Tratto da La Stampa, di Mario Calabresi, 15 luglio 2014