Secondo i dati più recenti sono oltre 300 milioni i “turisti religiosi” nel mondo, con un giro d’affari stimato in oltre 18 miliardi di dollari. In Italia (dati Isnart) il turismo religioso genera oltre 5,6 milioni di presenze annue, di cui 3,3 milioni di presenze straniere e 2,3 milioni di presenze legate al mercato italiano. Parlando solo del Piemonte poi, ci sono mete di grande rilevanza anche storico artistica: la Sacra di San Michele, la basilica di Oropa, la Via Francigena, l’Abbazia di Staffarda, i Sacri Monti di Varallo, di Crea. Luoghi eccezionali non ancora all’altezza in termini di organizzazione e offerta di grandi esperienze europee come il Cammino di Santiago de Compostela, eppure dal potenziale turistico enorme. Nell’astigiano ad esempio – nell’attesa di rivalutare e rilanciare addirittura un tratto della Via Francigena che portava i pellegrini verso Roma attraversando il Piemonte nelle province di Torino, Vercelli, Cuneo, Asti, Alessandria – una cittadina come Nizza Monferrato sta iniziando a crederci. Piccoli percorsi, ancora tutti da tracciare e proporre al grande pubblico, ma sin da ora in grado di meravigliare con piccole ed emozionanti scoperte. Un antico cimitero ebraico splendidamente incolto come previsto dal rituale religioso, tante chiese e pievi con interessanti arredi lignei e pittorici del Cinque-Seicento. E poi dal 20 ottobre un nuovo tassello, l’inaugurazione dell’archivio storico dell’Istituto “Nostra Signora delle Grazie”. 110 metri lineari di armadi zeppi di faldoni, 2200 spartiti musicali originali, 600 testi teatrali, 1100 tra audio cassette e vinili e poi abiti, immagini, filmini, materiale didattico. Un pezzo di storia della chiesa e di quest’ordine religioso voluto Don Bosco e da lui affidato a madre Maria Mazzarello che qui visse i suoi ultimi anni. Un luogo di studio e visita ora riordinato e aperto a studiosi e grande pubblico. «Qui non c’è solo la storia religiosa, ma anche quella del Piemonte raccontata dai religiosi – afferma suor Paola, l’archivista -. Penso alla rivolta del pane del 1917 di Torino. Ci furono morti e la città fu pattugliata giorno e notte. Negli archivi di Stato la censura potrebbe aver fatto sparire documenti. Nei nostri è tutto conservato. Pezzi importati per ricostruire i fatti in modo esatto». Un’occasione in più, diciamo noi, per far conoscere, da un altro punto di vista, il territorio.