Tra i tanti castelli astigiani, non c’è che l’imbarazzo della scelta per una visita da tipico week end di primavera. Tocchiamo in un unico percorso tre manieri privati, quindi non visitabili all’interno, tra Costigliole e Calosso. Partiamo da Asti e muoviamoci in direzione Costigliole d’Asti. Il castello è uno dei più vasti e scenografici della zona con le sue quattro possenti torri angolari, statue e ponte levatoio. Nel Medioevo apparteneva alla potente famiglia degli Asinari la quale, dal XVII secolo, lo divise con la famiglia Verasis. Nel castello visse la bellissima Virginia Oldoini, diventata contessa di Castiglione in seguito al matrimonio col conte Francesco Verasis nel 1854, famosa per il suo grande fascino che utilizzò anche per influire sulla politica, esercitando un ruolo importante nella formazione dell’unità d’Italia (Cavour la inviò a Parigi come ambasciatrice del Piemonte alla corte dell’Imperatore Napoleone III). Lasciando Costigliole in direzione Calosso appare invece la mole imponente del castello di Burio, quasi inquietante quando emerge dalle nebbie autunnali anche se in realtà era nato con funzioni più agricole che difensive. Dopo un lungo abbandono è stato acquistato da architetti svizzeri che lo hanno restaurato e trasformato in Centro d’arte. Si giunge quindi a Calosso il cui castello appartenuto ai Roero e trasformato a fine Seicento in residenza di campagna, conserva una massiccia torre cilindrica merlata e parte dei bastioni cinquecenteschi che resistettero ai numerosi attacchi dei vari eserciti di passaggio. Nell’autunno del 1592 il vescovo di Pavia Alessandro Sauli, in visita pastorale e ospitato dal conte Roero, si ammalò e morì proprio nel castello. La camera che ospitava il barnabita, beatificato nel Settecento e canonizzato nel 1904, fu trasformata in cappella. Sant’ Alessandro divenne il patrono di Calosso e a lui è dedicata la cosiddetta “bagna cauda del Beato” che si svolge in novembre.