Con la primavera iniziata da un pezzo, si inaugura anche la lunga stagione, sino ad ottobre almeno, delle occasioni di degustazione di piazza del vino. Felici della possibilità delle mille sagre che offre la nostra regione e del tanto vino che scorrerà a fiumi, facciamo comunque nostro il monito di Sergio Miravalle che nel suo articolo ”Vino a sbafo in piazza e bicchieri da inflazione” mette in guardia dagli eccessi dei prezzi del vino offerto, tanto al ribasso quanto ai rialzo. Leggiamolo. ”Parte la stagione dei richiami enoturistici all’aperto e torna in molti casi l’abitudine di offrire assaggi di vino «a gratis» (sic), seguendo l’antica regola del «panem, vinum et circenses». Risultato: prodotto svilito, inutile dispendio di energie, ressa e ciucche facili. Il vino merita rispetto e distribuirlo a iosa non aiuta l’immagine e il mercato. Esempi positivi non mancano: lo scorso fine settimana, nel salone storico della Borsa di Copenhagen, più di 1500 appassionati scandinavi hanno pagato, senza battere ciclo 250 corone, pari a 33 euro, per degustare in tranquillità i vini di una cinquantina aziende del progetto «Barolo & friends». Certo, si dirà che in Danimarca il reddito medio è più alto e la crisi pare mordere di sghimbescio, ma il principio è saldo: il vino costa fatica, è un concentrato di storia e storie e quell’emozione è giusto pagarla. Senza esagerare però. Tornando alle nostre latitudini capita di imbattersi in ristoratori che hanno fatto della proposta del vino a bicchiere un nuovo business. Al centro di Asti un semplice bicchiere di barbera, non d’annata, per accompagnare un pranzo di lavoro mi è stato proposto a 4 euro. Boom! Calcolando che da una bottiglia in media si ottengono sette bicchieri e che il costo di quel vino base non supera i 4 euro a bottiglia, è ingiusto che con un solo bicchiere quell’oste «della malora» si ripaghi l’intera bottiglie e il resto diventi guadagno (24 euro). E non si ribatta sul rischio della bottiglia che sa di tappo, quella aveva la chiusura a vite.” (S. Miravalle, da La Stampa del 24 aprile 2012)